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#1 |
Respira l'aria
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Provincia: Bari
Messaggi: 36
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Buon pomeriggio a tutti.
Apro questa discussione, dal titolo un po' provocatorio, per scambiare con voi le mie impressione e conoscere il vostro parere. Vivo a Bari e la gran parte dei miei esperimenti sui bonsai riguardano -ovviamente- l'ulivo. Nell'intento di decodificare i tratti salienti dell'Ulivo-tipo, ho preso, da tempo ormai, ad osservare gli esemplari che incontro. Orbene, gli alberi di ulivo che vedo in campagna, non corrispondono a quello che talvolta viene rappresentato in un bonsai di ulivo. Mi spiego. Ci sono dei bellissimi ulivi in vaso e ripeto bellissimi (a me piacciono veramente tanto) che presentano il primo palco, il più basso e grosso degli altri piegato verso il basso (perchè abbassato nel tempo dal peso della neve; ehhhhh????), poi il secondo palco a 120° meno spesso e cosi via. Fino ad arrivare in cima, con un unico apice che magari fa pure l'inchino in avanti. I palchi ben formati a triangolini arrotondati, a comporre globalmente una chioma anch'essa a triangolo. Insomma come da teoria, secondo i canoni di bellezza Jappo. Se ben riusciti sono bellissimi, ma li considero più che altro degli esercizi di stile. Se è vero che un bonsai rappresenta in piccolo le fattezze di cio che vediamo in natura questo non è il nostro ulivo; queste sono forme e proporzioni di un pino. Gli ulivi che circondano le mie zone non hanno nulla di triangolare. Se lasciato crescere liberamente assume un portamento a palla più o meno disordinata, se potato come albero da frutto ha dai 3 ai 4 apici con rami cascanti dall'alto; e tante altro osservazioni sul tronco e la legna secca si potrebbero fare (altra parte abusata dell'olivo). Mi manca solo di vedere un ulivo in stile cascata e poi li ho visti tutti. Nel mite e temperato mediterraneo, in questo locus amenus (per non arrivare al totalmente piatto Tavoliere delle Puglie) non c'è nessun monsone o dirupo o inverrno nevoso o condizione climatiche che forgi gli alberi ....a mo di pino. Credo che l'olivo come bonsai non abbia ancora trovato la sua indentata e sia ad oggi molto frainteso. Ritengo che il compito di dare le giuste coordinate ci tocchi. Insomma, capisco che se l'Ulivo-Pino di montagna venga coltivato da americani o inglesi ecc che forse non ne hanno mai visto uno vero di persona sia un conto, ma accodarci pigramente anche noi a degli stereotipi importati dall'oriente senza avere un approccio critico con una essenza caratteristica delle nostro clima sia un errore. (sotto, esempi di bonsai di Ulivi-pino di montagna e tipici esempi di ulivi in Puglia) Voi come la pensate? Ciao |
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#2 |
"Amministratore"
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Il "bonsai boderno" se così vogliamo definirlo, non pensa a riprodurre fedelmente una pianta come cresce in natura, bensì mira ad un lavoro maggiormente improntato sulla rifinitura. Tempo addietro invece si mirava all'inverso. Potremmo definirle delle mode che come si sa non fanno altro che alternarsi nel tempo (quello che non è più "usuale" sarà soggetto a ritornare di moda proprio perchè riconosciuto come qualcosa di diverso e quindi raro dal normale).
Dove sta la retta via in tutto questo?!... proprio nel mezzo dove il bonsai rappresenta un connubio perfetto tra natura ed uomo. L'albero deve trasmettere una sensazione di naturalezza tale da nascondere la possibile associazione ad un lavoro umano dietro a ciò che si va a sviluppare.
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http://www.hiryuen.com/negozio/it |
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#3 |
Mette il filo
![]() Registrato dal: Sat Jan 2013
Provincia: Roma
Messaggi: 820
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Apprendista se per natura vai a indicare quegli olivi coltivati in campo anche quello è artificioso e non naturale perchè vengono potati per uno scopo ben preciso,forse aldilà di una scopa rovesciata non esiste uno stile gradevole per questa essenza e viene usato quello delle conifere perchè è piu estetico al fine di mostrare la tutta la bellezza,difatti il bonsai è anche estetica
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#4 |
Cammina nel giardino
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Provincia: Perugia
Messaggi: 29
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Ci sono olivastri spagnoli totalmente naturali che sembrano ginepri per quanto sono contorti e che si prestano a qualsiasi tipo di impostazione. L'olivo o l'olivastro non hanno un loro stile specifico, siamo abituati a vederli a scopa rovesciata solo perchè li potano così.
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#5 |
Respira l'aria
![]() Registrato dal: Sat Aug 2013
Provincia: Bari
Messaggi: 36
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Sono pienamente d'accordo a metà col mister” disse una volta un calciatore, mi pare Luigi Garzya.
Non nascondo che mi fa un po' sorridere l'aggettivo "moderno" utilizzato per descrivere una pratica (tecnica, arte) che per maturare ci ha messo mille anni (e piu). Spesso dietro la parola moderno si nasconde la voglia di creare una "variante" ad un qualcosa di consolidato; una moda, come giustamente dice Andrea. Ma come tale, con altrettanta nuova modernità potrebbe anche divenire obsoleta. Stranamente, la "trasmissione di sensazione di naturalezza" non passa mai attraverso un ginepro modellato in stile a scopa; invece dovrebbe tramite un ulivo modellato a forma di pino. Per me è estremamente innaturale, un pugno nell'occhio. Come mai una zelcova non viene modellata con legna secca, jin, ma generalmente in scopa rovesciata? Credo perchè è la essenza stessa che lo "richieda", perchè generalmente in natura non viene osservata con jin o altro di simile. Parimenti credo che un ulivo sia veramente difficile osservarlo in natura a forma di pino; credo che la sua essenza dovrebbe essere rispettatala. Poi - tornando in tema di moda o modernita - che si possa fare tutto con tutto, su questo non ci piove. Ho visto pure siepi modellate a forma di animaletti: se si vendono e qualcuno se li compra.....pace. Ma diciamocelo. Se lasciato crescere liberamente l'ulivo assume un portamento a palla più o meno disordinata e Sicurezza se fai un giro da queste parti ne puoi avere tanti di esempi naturalissimi di questa fatta ; se potato come albero da frutto ha dai 3 ai 4 apici con rami cascanti dall'alto. D'altro canto che l'ulivo sia coltivato dalla notte dei tempi per le sue qualità, anche questo dovrebbe esserne tenuto conto. E come dire che siccome la mucca selvatica non esiste, allora non la considero (non la rappresento o fotografo o cos'altro). Ciao Kekko, ti piacciono gli ulivi col tronco contorto? anche a me tanto. Sotto alcuni esempi, vai verso Fasano oppure Lecce: quanti ne vuoi. Ma niente triangolini in chioma...ahahah. Sono cosi belli cosi come sono, che come ben saprai li stanno espiantando per rivenderli (per fortuna hanno messo il veto su questo commercio). Vedi, mi confermi che anche in Italia il nostro ulivo non lo conosciamo di persona (siamo andati a finire in Spagna mo). Se poi ti riferisci agli ulivi spagnoli di quelli alti sui due metri col tronco molto grosso, quelli si, sono fatti in vivaio. Qui li usano come piante ornamentali nei parcheggi dell'Ikea. Dai vivai grossisti, 200 euro e te lo porti. Ciao |
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#6 |
Mette il filo
![]() Registrato dal: Sat Jan 2013
Provincia: Roma
Messaggi: 820
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Capito ma il cono gelato come stile non esiste nell'arte bonsai,poi ognuno è libero di proporlo nella mostra itagliana
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#7 |
Comprende il mochikomi
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Provincia: Trieste
Messaggi: 289
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Personalmente mi sono convinto che esistano tre modi di fare bonsai.
- Il modo tradizionale, dove si mira ad ottenere una pianta che in piccolo riproduce la natura. La pianta esprime la natura e non il bonsaista, il quale si migliora (studia e conosce il suo ego) tramite questa "via". Non per niente un bonsai tradizionale ha passato almeno tre proprietari, in modo che non se ne veda la mano. - il bonsai contemporaneo (o moderno), dove il bonsaista è un artista che mira ad esprimere la propria personalità, interpretando la natura secondo il proprio punto di vista, artista che è ben riconoscibile nella pianta che si osserva. - il bonsai commerciale, costituito da progetti commerciali sviluppati per produrre e vendere grossi quantitativi di piante appellate quali "bonsai". Il primo esempio sono stati i bonsai venduti per beneficienza (tutti uguali e malaticci), e attualmente vi sono gli ulivi spagnoli: piante molto appariscenti, che dopo due/tre anni di coltivazione fanno la loro ottima figura (bisogna dirlo) ma che non rappresentano nè artista nè natura, ma vogliono principalmente far guadagnare soldi ad un soggetto commerciale, aspetto presente ma in qualche modo secondario negli altri due tipi di piante. Parere mio, ovvio ... ![]() |
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#8 |
Frequentatore del laboratorio.
Registrato dal: Wed Oct 2010
Provincia: Sant'Arsenio (SA)
Messaggi: 1,420
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Per me il bonsai è concettualizzazione della natura. La tipicità dell'essenza per me non va affrontata come un must (un dovere). Ultimamente sento spesso parlare di questa cosa sugli ulivi che somigliano a conifere, e spesso chi ne parla si riferisce agli alberi coltivati per la fruttificazione da secoli; vedendo poi gli uliveti abbandonati in cui il tronco principale ha scartato quasi tutto lasciando secco abbondante e i polloni che dal basso vanno a ricoprire tutto... mi ricordo un grande bosso
![]() Ma mica il bonsai di bosso si fa prendendo palle da giardino e mettendole in vaso? No ci concettualizziamo un albero seguendo alcuni andamenti della tipicità dell'essenza. E col mirto? mica ci sono gli alberi di mirto col secco e i palchi? Mai visto... lo concettualizziamo. Non mi vengono in mente tutte, ma sono tante le essenze che non hanno un corrispettivo albero ma vengono fatti i bonsai... anche in giappone. Molti degli arbusti che utilizziamo non hanno un'albero corrispettivo e lo si concettualizza. Mi rendo conto però che noi mediterranei, che abbiamo bellissimi olivi secolari dai quali spesso ci piace farci rappresentare come simbolo della nostra flora nonchè cultura, magari desideriamo qualcosa in più, una concettualizzazione che riporti alla forma e carattere dell'essenza, e io sono tutt'occhi e orecchie nel ricevere tali input, ma perfavore... che il modello non siano gli uliveti ![]()
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#9 |
Respira l'aria
![]() Registrato dal: Sat Aug 2013
Provincia: Bari
Messaggi: 36
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Ciao carlo_pj, mi trovi completamente allineato con la tua sintesi!! quotone
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#10 | |
Respira l'aria
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Provincia: Bari
Messaggi: 36
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![]() Quote:
Questa pianta ha non meno di 10 anni di vaso, aveva branche molto piu lunghe e non mi convincva affato. Poi ho incontrato questo bellissimo forum, con le belle spiegazioni di Andrea e dei suoi utenti. Mi si è riaccesa la lampadina (orma erano anni che non ero attivo e mi limitavo a innaffiare solo cio che avevo). Ho preso il coraggio a due manie e come scrive Andrea, ho "smontato" tutto e sono tornato completamente indietro (per me è stato un grosso passo avanti aver capito cio!!! Per altri puo essere scontato ) Ho scimmiottato qualche tecnica: innesto a fori passante, prova di lavorazione della legna secca (le frese di Andrea sono paurose per quanto tagliano). Il mio disegno prevede un piede possente (è un po monotono, ma per ora non so far altro) che si divide in tre branche, con il tipico portamento a rami cascanti. Per ora di tronchi contorti non se parla. A voi critiche e commenti. Ciao |
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#11 |
Mette il filo
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Provincia: Roma
Messaggi: 820
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Quella tecnica la usano gli spagnoli per creare la ramificazione ma la rappresentazione finale sono sempre i triangolini
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#12 | |
Frequentatore del laboratorio.
Registrato dal: Wed Oct 2010
Provincia: Sant'Arsenio (SA)
Messaggi: 1,420
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cercando di riflettere nel linguaggio estetico giapponese mi viene da pensare che la vegetazione dell'ulivo (così com'è in natura) dica "soo" ma il tronco dice "shin" le due cose insieme non funzionano... quindi? riflettiamoci ![]()
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#13 |
Cammina nel giardino
![]() Registrato dal: Fri Jan 2011
Provincia: Perugia
Messaggi: 29
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A proposito di bossi... Uno dei miei preferiti in Italia mi pare sia stato soprannominato "di San Francesco", in generale invece secondo me i più belli sono quelli francesi di Francois Gau... In natura ne ho visti a migliaia, ma nessuno che minimamente gli somigli...!
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#14 |
Frequentatore del laboratorio.
Registrato dal: Mon Jan 2014
Messaggi: 203
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per il 9 ottobre è il mio compleanno.......potete regalarmi ulivi in tutte le salse e forme
sono belli comunque fabio |
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#15 |
Stregone del ducato
![]() ![]() Registrato dal: Thu Apr 2010
Provincia: verona, 900mslm
Messaggi: 3,237
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Potrebbe essere Theodore Sturgeon, Slow sculture (credo). O comunque il racconto riflette questo pensiero.
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